Colonnella Alessandra, Tra la musica e la terapia c’é la voce
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- Categoria: ESPERIENZE
- Pubblicato Mercoledì, 31 Dicembre 2008 08:35
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Sono fermamente convinta che il processo di accoglienza della propria identità di persona, sia essa normodotata e/o disabile, sia facilitata dalla riscoperta della propria vocalità.
La voce umana è unica, non ce n’è una uguale all’altra.
Nella voce risuona la nostra vita, le nostre predisposizioni genetiche, le successive modificazioni esperienziali.
La voce possiede un duplice codice: quello linguistico che riguarda il livello cosciente e quello stilistico, che agisce a livello inconscio.
Il codice stilistico é un codice naturale pre-linguistico, caratterizzato da involontarietà.
Le onde sonore di un’enunciazione, costituiscono il “messaggio secondario”, latente, evidenziando così il fatto che la voce ha un potere indipendente dalla parola.
Il bambino nell’utero, e nei primi stadi di vita, percepisce voci non ancora linguisticamente comprese.
Nel suo saggio di psicofonetica, La vive voix, Ivan Fònagy parte dalla coppia oppositiva viva voce - lettera morta, interrogandosi su cosa distingue la voce dalla lettera.
Il fatto è che la voce veicola qualcosa di più rispetto alla frase scritta e questo qualcosa di più, Fònagy lo chiama stile vocale.
La lettera morta di Fònagy, rimuove la vitalità della voce, così come fa la parola, in quanto regola del funzionamento sociale.
Se ciò che riguarda specificamente la voce è il ritmo, l’intonazione, e non ancora il senso, si può dire che la voce è filogeneticamente anteriore alla frase, e considerarsi come una sorta di “rimosso” della parola, il “non-detto” del discorso, dunque il suo “residuo” e la sua “verità”.
Così come il suono veicola informazioni di senso (Fonosimbolismo di Dogana), la voce _ in quanto emissione sonora _ ha le stesse proprietà evocative e racchiude in sé, inevitabilmente e del tutto spontaneamente, ciò che l'individuo è nella sua interezza.
Ora, se percepire il mondo esterno è competenza dei propri sensi, tra i quali la motricità, nella costruzione del mondo interno va ad assolvere un ruolo importante il riconoscimento o meglio la percezione di sé stessi attraverso la propria voce.
In persone normodotate la perdita della voce per qualche giorno disorienta, avvilisce, e sembra che si sia impossibilitati a rapportarsi con il mondo, al pari della mancanza di qualsiasi altro organo di senso, con la conseguente perdita di percezione di sé stessi.
In una condizione di handicap, laddove vi sia una compromissione della fonazione per cause dirette o indirette, credo si possa agire in un'ottica musicoterapica volta al recupero della propria vocalità, ossia di sé.
Alessandra Colonnella
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