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Categoria: RIFLESSIONI
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Pubblicato Lunedì, 16 Aprile 2018 13:15
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“Il cammello che piange” narra la vita quotidiana di una famiglia di allevatori di cammelli che vive nel deserto del Gobi.
Il tema del filmato è quindi incentrato sul rapporto esistenziale, complesso e precario, che sussiste tra l’uomo e la natura; una quotidianità che si snoda tra le dune di sabbia, il vento, le scene di vita familiare e pastorale.
Ma quando la vita mette a dura prova l’esistenza della comunità, cosa accade?
Ecco che la collettività adotta un antico rito musicale per risolvere l’increscioso problema.
Quando vidi per la prima volta questo filmato, molti anni fa, rimasi affascinato da quell’estratto finale (da 01:09:56 a 01:18:56) in cui, nell’arco di una decina di minuti, vidi qualcosa che mise a dura prova il tanto osannato concetto di “setting” molto spesso descritto nei manuali di musicoterapia come un luogo perfetto, magari insonorizzato, ma poco aderente alla realtà.
Provate ad ascoltare con le orecchie e con gli occhi il filmato, forse scoprirete che la musicoterapia si può realizzare anche in ambienti diversi dai setting ideali che vivono solo nei manuali.
Ben vengano le riflessioni sui concetti dati per scontati in musicoterapia come quello di setting che, nel tempo, ha perso il significato originario https://it.wikipedia.org/wiki/Setting nato nella psicologia ecologica, ad opera di Roger Barker, adottato dalla psicologia ambientale, dalla psicologia sperimentale, dalla psicoanalisi, dalle artiterapie e, ovviamente, dalla musicoterapia.
In questo spazio-tempo apparentemente “naturale”, ma in realtà molto pensato ed elaborato, troviamo gli strumenti musicali disposti e scelti in funzione delle persone coinvolte (la/e persona/e la/il musicoterapeuta) gli eventuali ascolti musicali graditi alla/e persona/e, gli elementi d’arredo posizionati in modo tale da definire lo spazio in modo accogliente per entrambe i partecipanti.
In questo “ambiente”, in un tempo pre-fissato dalla/dal musicoterapeuta e concordato con la/e persona/e, entrano in gioco vari elementi concreti, ossia gli strumenti musicali, l’arredo, ed altri non visibili ma percepibili ossia gli eventi musicali proposti all’ascolto, graditi alla persona, e i modi con cui i partecipanti vivono il proprio spazio-tempo durante la seduta, ossia i vissuti http://musicoterapieinascolto.com/dizionario/154-vissuti che provano, manifestati mediante la loro “humana musica” (http://musicoterapieinascolto.com/dizionario/87-humana-musica), comunicati eventualmente con la “musica instrumentalis” (http://musicoterapieinascolto.com/dizionario/104-musica-instrumentalis), suonando gli strumenti musicali messi a disposizione o con la voce.
Il setting è quella finestra interna di luce da cui ci lasciamo guidare se quella esterna non è sufficiente.
Il setting è il nostro spazio umano e la possibilità che ci diamo, durante la quotidianità, di abitarlo insieme agli altri”.
Bonardi Giangiuseppe
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