«Una persona conosciuta soltanto nella formalità di un rapporto di lavoro offre di sé sempre e soltanto i suoi colori più sfavillanti.
È invece importante raggiungere l’intimità della sua “grana della voce”.
Mettere in mostra i chiaroscuri della sua personalità affrontandone i rischi.
Bisogna riconoscersi a vicenda sulla base di una comunicazione data per scontata, conosciuta nel senso pieno del termine, non detta, ma udita, non sonora ma risonante: offrirsi all’orecchio dell’altro perché la voce dell’altro penetri nell’intimità del nostro orecchio.
Per raggiungere questo stadio di relazione è indispensabile calarsi nell’impuro grumo dei sentimenti, a volte stridenti fra loro per discordanza e mutevolezza di orientamento, e lasciarsi andare a essi, con il rischio reale di venirne travolti, comunque di esserne cambiati per sempre».
Antonello Ricci
Antropologia dell’ascolto
Edizioni Nuova Cultura
Roma 2010
p. 67